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Emergenza Covid e violenza domestica

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| Phersei | News

A causa della convivenza forzata indotta dall'isolamento per contenere la diffusione del Covid, unitamente all'instabilità socio-economica, le donne e i loro figli sono sempre più esposte alla violenza domestica e assistita.

Non a caso, prima ancora dell'isolamento costretto dalla pandemia, i periodi che registravano un maggior numero di casi di violenza domestica erano le feste e le vacanze, ossia i periodi in cui la convivenza si restringe.

Nel primo Paese che ha dovuto fare i conti con le restrizioni sociali a contenimento del virus, la Cina, si stima che le vittime di violenza domestica si attestino al 25% ma che le denunce ai tribunali siano solo 50mila all'anno (Federazione delle donne cinesi). Si tratta di un numero quasi nullo se si pensa ai 150 milioni di abitanti della regione cinese. 

 

 

Lockdown e violenza domestica

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha evidenziato come le restrizioni anti-Covid, come quarantena e isolamento sociale, possono aggravare il rischio di violenza contro le donne.

I dati Istat ci dicono che in Italia ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner.

La convivenza forzata, con la conseguente condivisione degli spazi che diventa prolungata e obbligata, oltre a causare un aumento degli episodi di violenza, rischia di aumentarne la gravità. Di fatto, secondo i rapporti di oltre 142 paesi del mondo, la violenza domestica contro le donne è aumentata in conseguenza alle misure governative che limitano la diffusione del virus.

Un fenomeno che non sorprende se guardiamo alle statistiche relative alle epidemie passate, anche in relazione all’importante recessione economica che gli stati hanno dovuto fronteggiare e al concomitante aumento del consumo di droghe e alcolici.

Dunque, la storia si ripete ma la violenza domestica è un fenomeno difficile da prevenire e, sebbene qualcosa inizi a muoversi in questa direzione, per molte vittime potrebbe essere tardi.

 

Conseguenze della violenza domestica

La prima ripercussione della violenza ricade sui bambini, i quali diventano testimoni silenziosi delle violenze domestiche subite dalle loro madri, di urla, minacce e insulti, del fragore degli oggetti che si rompono. Bambini e bambine sempre di più subiranno e sentiranno in prima persona la paura, la tristezza e l'angoscia della madre, di fronte alla quale proveranno impotenza e incapacità di mettere fine alla violenza, senso di colpa per questa incapacità nel contrastarla, vittime di danni emotivi, comportamentali, addirittura cognitivi.

 La donna, continuando a sperare in un futuro diverso, minimizza la tensione in casa e nasconde, sia agli altri sia a sé stessa, il proprio dolore e la pericolosità della situazione, spesso incolpandosi del comportamento dell’altro.

Con l'avvicendarsi degli episodi spiacevoli, la vittima tende sempre più a svalorizzarsi, nutrendo crescente sfiducia in un miglioramento futuro e cadendo trappola della sensazione che sia impossibile sottrarsi al potere dell’altro.

La violenza subita in modo reiterato può, inoltre, portare la donna a sperimentare un grave senso di insicurezza e sfiducia in sé stessa e nel prossimo, con un perenne sentimento di ansia e paura generalizzata.

Anche una volta superato l'inferno, i ricordi delle violenze possono portare alla sindrome post-traumatica da stress, con l'emergere improvviso del disagio sotto forma di incubi, flashback o continue "interferenze" nella vita quotidiana.

Spesso la vittima inizia a soffrire di depressione o ansia, problematiche nel rapporto col cibo o forme di dipendenza (più frequentemente alcool), addirittura possono insorgere sintomi psicotici e psicosomatici (come dolore pelvico cronico, disturbi del sonno, malattie gastrointestinali e cardiovascolari, lesioni fisiche).

La violenza domestica può avere anche conseguenze di carattere economico e sociale: le donne soffrono spesso di isolamento, non riescono a mantenere né a trovare un lavoro, hanno difficoltà nello svolgere attività che richiedono una partecipazione regolare, sono limitate nel prendersi cura di sé e dei propri figli.

 

I numeri delle denunce per violenza durante l’isolamento

Il particolare che rende ancor più preoccupante l'evolversi della violenza domestica al tempo del Covid è che nei primi mesi del 2020, proprio in concomitanza dell'esplosione pandemica, le chiamate al 1522 (numero rosa antiviolenza) sono crollate del 55% (dati ISTAT) fino alle prime due settimane di marzo 2020 (da 1104 a 496 casi).

Per fortuna, invece, in Italia durante il primo lockdown e subito dopo la fine di questo le chiamate valide al numero antiviolenza sono aumentate del 73% rispetto a marzo-ottobre 2019. Inoltre, sono triplicate le richieste di aiuto via chat, passando da 829 a 3.347 messaggi.

Questi numeri dimostrano come il lockdown abbia contribuito ad esacerbare conflitti domestici anche preesistenti e come le vittime non riescano a trovare spazi e modi per chiedere aiuto data la stretta e perenne vicinanza del partner violento.

Ma come chiedere aiuto quando si è vittima di violenza domestica?

 

Come difendersi dalla violenza domestica?

Il primo modo per far sì che i soprusi e gli abusi di violenza abbiano fine è cercare di non nasconderli e denunciarli. Esistono diversi modo per farlo, te ne elenco di seguito alcuni.

  • Numero 1522 contro la violenza sulle donne: è il numero nazionale antiviolenza e antistalking attivo 24 ore su 24, gratuito e attivo su tutto il territorio nazionale. Le operatrici telefoniche, che forniscono assistenza in italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo, rispondono tempestivamente ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, dando loro informazioni utili e orientandole verso i Centri Antiviolenza più vicino.
  • Consultare il sito "Dire contro la violenza" che indica il Centro Antiviolenza più vicino.
  • SignalForHelp: si tratta del segnale internazionale di aiuto contro la violenza sulle donne, gesto codificato in Canada e che la Canadian Women's Foundation sta cercando di diffondere in tutto il mondo tramite l'hashtag #SignalForHelp. Basta mostrare chiaramente a qualcuno il palmo della mano piegando il pollice all’interno, come si volesse mimare il numero 4, e poi chiudere ripetutamente le dita come se si trattasse di fare “ciao”. A questo punto, chi vede il segnale dovrebbe tempestivamente avvisare il centro antiviolenza più vicino, contattare il numero 1522 oppure le Forze dell’Ordine.

  • Rivolgersi alle Forze dell'Ordine chiamando i Carabinieri al 122 e la Polizia di Stato al 113.
  • Chiamare il Pronto Soccorso in caso si abbia bisogno di cure mediche, in modo che gli operatori sanitari possano indirizzare la vittima verso un percorso di liberazione dalla violenza domestica.
  • Utilizzare l'App YouPol, nata per segnalare episodi di bullismo o spaccio ma ora destinata anche ai reati di violenza domestica.

 

In  collaborazione con l’Osservatorio sulla Violenza, l’agenzia investigativa Phersei sostiene il “Contrasto alla #ViolenzaVirale”, iniziativa che coinvolge esperti psicologi come assistenti virtuali (via telefono e via email) di tutte le vittime di violenza di qualsiasi natura. Il numero da contattare è il +39 02.99779207, attivo dalle 15 alle 19, oppure è possibile contattare tramite l'indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

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