Il mantenimento spetta all'ex coniuge che lavora in nero?
Quando un matrimonio civile finisce, è normale chiedersi se l'ex coniuge che lavora in nero abbia diritto al mantenimento.
La risposta non è scontata e ricevere o meno l'assegno dipende da numerosi fattori, tra cui la possibilità di accertare la presenza effettiva di entrate non contabilizzate.
Nelle prossime righe troverai un approfondimento sul tema.
Indice dei contenuti
Assegno di mantenimento: ecco chi ne ha diritto
Prima di chiarire se il coniuge economicamente più debole possa ottenere o no il mantenimento nel caso in cui svolga un mestiere non dichiarato, dobbiamo domandarci quali siano i soggetti a cui spetta un aiuto in fase di separazione.
Di seguito le categorie aventi diritto agli assegni:
- soggetti non in grado di mantenersi con lavori saltuari o part-time
- persone troppo giovani per entrare nel mondo del lavoro (ad esempio studenti universitari, tirocinanti, stagisti)
- coniugi che hanno rinunciato alla vita professionale per dedicarsi alla famiglia
- mogli o mariti troppo avanti negli anni per svolgere un mestiere
- invalidi e malati cronici con patologie gravi
- individui per i quali la ricerca di un impiego si sia rivelata infruttuosa nonostante le risposte agli annunci e l'iscrizione ai Centri per l'Impiego.
Gli importi variano in base all'età del destinatario e alla durata del vincolo.
Quanto appena elencato non si applica ad aspiranti beneficiari responsabili della fine del matrimonio o di violenze domestiche. Lo stesso dicasi quando il richiedente abbia mostrato aperto disinteresse verso i congiunti o abbandonato definitivamente il tetto coniugale prima della separazione, senza una motivazione valida. Inoltre si può dire addio all’assegno di mantenimento in caso di nuova relazione stabile.
Mantenimento e lavoro sommerso: cosa dice la legge
Se, da una parte, le entrate in nero non risultano nella dichiarazione dei redditi, dall'altra esistono alcune delibere della Corte di Cassazione secondo le quali l'ex coniuge potrebbe non avere diritto all'assegno di mantenimento o subirne una riduzione per proventi da lavoro sommerso.
Ecco quali sono le fonti:
- sentenza 19042/2003
- sentenza 21047/2004
- sentenza 34336/2010.
La decisione di ridimensionare l'importo o di negare il versamento della quota spetta al Giudice, che deve valutare con attenzione ogni singolo caso.
Fanno eccezione le persone che, dopo essersi occupate della famiglia a tempo pieno nel periodo matrimoniale, si dedicano a un mestiere irregolare in quanto impossibilitate a svolgerne uno con contratto a norma di legge (Ordinanza della Corte di Cassazione 29627 del 2022). Quanto appena affermato vale per separazioni e divorzi.
Sentenza 19042/2003
Secondo tale delibera conta la capacità de facto di produrre reddito e non solo le entrate eventualmente dichiarate.
L'assenza di un contratto di lavoro regolare o di ricevute di collaborazione occasionale non è sufficiente per ottenere un assegno dall'ex marito (o dall'ex moglie).
Sentenza 21047/2004
La dichiarazione definisce formalmente la possibilità di non ricevere alcun mantenimento quando sia appurato che i ricavati da lavoro nero consentano alla parte debole di vivere in maniera autosufficiente, con un tenore di vita pari a quello del periodo dell'unione matrimoniale.
Sentenza 34336/2010
Il verdetto mette in luce il nesso tra entrate da lavoro irregolare e solvibilità rispetto a impegni economico-finanziari presi prima della separazione.
In altre parole, al fine di ridurre o azzerare l'assegno, il Giudice deve valutare l'eventualità che l'ex coniuge potrebbe ricevere compensi in nero per far fronte a pagamenti periodici come mutui e finanziamenti (ma anche canoni di locazione), pur svolgendo una professione dichiarata.
Assegno all'ex coniuge: cosa succede se la controparte si rifiuta di svolgere una professione irregolare
La moglie o il marito che non accettano di dedicarsi al lavoro nero hanno diritto al mantenimento.
Secondo quanto emerge dalla Sentenza 4312/2012 della Corte di Cassazione la controparte può e deve rifiutare un incarico non dichiarato, a prescindere dal fatto che il rapporto professionale abbia avuto inizio prima o durante la separazione.
Stando all'Ordinanza, inoltre, giudici e legali rappresentanti non possono spingere il coniuge più debole a svolgere un mestiere irregolare, in quanto ciò rappresenta una violazione degli obblighi fiscali e previdenziali stabiliti dalla legge.
L'assegno di mantenimento spetta in caso di divorzio?
Una volta formalizzata la cessazione degli effetti civili del matrimonio, il Giudice competente può valutare la richiesta per un assegno divorzile.
Ma attenzione: quest'ultimo non equivale al mantenimento elargito durante la separazione, poiché serve a regolare i rapporti patrimoniali tra ex coniugi.
Per approfondire: Differenza tra assegno di mantenimento e assegno divorzile.
Decaduto il vincolo, infatti, viene meno la necessità di garantire alla parte economicamente più vulnerabile lo stesso tenore di vita del periodo vissuto in coppia.
Per tale ragione gli importi definiti a divorzio avvenuto sono quasi sempre più bassi rispetto a quelli stabiliti per la fase precedente.
Se desideri informazioni ancora più dettagliate o ritieni di aver subito un abuso ma non sai come raccogliere prove a tuo favore, evita di ricorrere al fai da te e contatta un bravo investigatore privato. Solo un professionista qualificato e autorizzato dalla Prefettura può aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo senza farti passare dalla parte del torto.
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