Calcolo dell'assegno di mantenimento: ecco come fare
Sei prossimo alla separazione da tua moglie (o tuo marito) e ti stai chiedendo quale sarà l'importo dell'assegno di mantenimento? La domanda non è così banale come può sembrare a prima vista: le fonti del diritto, infatti, non codificano un metodo di calcolo, ma espongono solo delle linee guida di cui, caso per caso, il giudice dovrà tenere conto.
D'altro canto, la quota da versare all'ex-coniuge è oggetto di discussioni e battaglie legali. Spesso diventa difficile trovare un accordo tra le parti, perché la cifra da corrispondere dovrebbe includere non solo le necessità ordinarie, ma anche le spese scolastiche e sanitarie dei figli, ove presenti.
La vera difficoltà, quindi, risiede nell'assenza di una soluzione valida per tutti. Nelle prossime righe ti spiegheremo i criteri per il conteggio e le mosse da fare insieme all’agenzia di investigazioni quando sussistono le condizioni per una revoca.
Come si calcola l'assegno di mantenimento
Il punto di partenza nel calcolo dell’assegno di mantenimento è il reddito mensile del coniuge obbligato e del beneficiario, escluse le entrate provenienti dagli straordinari. Da qui bisogna detrarre alcune spese periodiche a favore di chi effettua i pagamenti, come:
- mutui e finanziamenti relativi alle necessità familiari
- eventuale affitto per una nuova sistemazione
- condominio
- manutenzione casa coniugale e altre proprietà in comune
- bollette
- tasse di proprietà degli immobili.
Dopodiché basta sommare gli esborsi delle due parti e sottrarli ai relativi stipendi. In altre parole, dovrai calcolare il totale delle uscite a carico tuo e della tua ex moglie e, poi, dedurle dalle rispettive entrate nette.
Per semplificare la procedura, puoi fare le fotocopie delle ricevute fiscali e un elenco di tutte le voci di costo (con l'indicazione, per ognuna, di chi se ne fa carico) da sottoporre all'attenzione del giudice. In questo modo, potrai fornirgli una panoramica completa della situazione.
L'assegno di mantenimento è tassabile?
Per il beneficiario, la risposta è sì, a prescindere dal fatto di avere un lavoro o meno. Secondo la legge, infatti, l'importo è considerato assimilabile a quello proveniente da un'attività dipendente e, pertanto, soggetto ad imposta.
Il discorso cambia, invece, per il coniuge obbligato, che ha il diritto di detrarre i corrispettivi dalla propria dichiarazione dei redditi e ottenere un alleggerimento degli obblighi fiscali.
Esempi di calcolo (coniuge con e senza lavoro)
Partiamo da una premessa: per avere diritto al mantenimento, al coniuge beneficiario non deve essere addebitata la separazione. Inoltre, bisogna farne esplicita richiesta e verificare che la parte obbligata abbia la possibilità di adempiervi.
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A questo punto, gli scenari sono due: controparte con o senza impiego.
Nel primo caso, i redditi generati non garantiscono alla tua ex moglie lo stesso tenore di vita del periodo antecedente alla separazione. Pertanto, le possibilità sono:
- 1/3 del reddito netto, senza l'assegnazione della casa coniugale
- 1/4 delle entrate, con l'assegnazione della casa coniugale.
In entrambe le situazioni, all'importo bisogna sottrarre il reddito del beneficiario. Se, invece, la tua ex moglie non lavora, quest'ultimo sarà pari a zero, ma dovrà pagare ugualmente le tasse.
Per una migliore comprensione, facciamo un paio di esempi.
Se tu guadagni 2100 € al mese (al netto di tutte le spese) e la tua ex moglie riesce ad arrivare a 400 € mensili, i conteggi daranno i seguenti risultati:
- (2100 €/3)-400 €=700 €-400 €= 300 €, senza la casa
- (2100 €/4)-400 €=525 €-400 €= 125 €, con la casa.
Nell'ipotesi in cui lei fosse disoccupata, il calcolo restituirà i seguenti risultati:
- (2100 €/3)-0 €= 700 €, senza la casa
- (2100 €/4)-0 €= 525 €, con la casa.
Naturalmente, si tratta di approssimazioni, che non tengono conto delle svariate sfumature della realtà e dei limiti stabiliti per legge. Eccezioni a parte, anche con l'assegnazione dell'immobile la giurisprudenza definisce una soglia minima di 300 € a cadenza mensile.
Per approfondire: differenza tra assegno di mantenimento e assegno divorzile
Calcolo dell'assegno di mantenimento dei figli
Finora abbiamo considerato la separazione tra coniugi. Ma attenzione: anche il numero dei figli incide sul mantenimento.
Se, nella maggior parte dei casi, l'assegno non supera 1/3 o 1/4 del reddito della parte obbligata, in presenza di figli può arrivare fino alla metà dei suoi guadagni mensili.
Per dare una buona approssimazione, prendiamo il caso limite della moglie a cui non sia stato riconosciuto il diritto all'assegno di mantenimento né alla casa coniugale. Le quote spettanti per la prole saranno:
- fino al 25% del reddito per un figlio
- non più del 40% per due figli
- non oltre il 50% per 3 figli o più.
Il principio base è, come sempre, un compromesso tra le possibilità di chi deve erogare il contributo e le necessità reali di chi lo riceve. Pertanto è indispensabile fornire dati corretti e aggiornati, per venire incontro alle necessità di tutti.
Cosa fare in caso di irregolarità o incongruenze?
Se hai l'impressione che la tua ex moglie voglia trarre dei vantaggi dalla situazione (ad esempio, ottenere comunque l'assegno di mantenimento anche se ha iniziato a lavorare, magari in nero, o ha una nuova relazione stabile) o sospetti un tradimento, o ancora sono stati violati i vincoli coniugali, puoi richiedere la consulenza e il supporto di un investigatore privato.
Con discrezione e professionalità, saprà raccogliere tutte le prove necessarie per aggiornare la situazione e rivedere i conteggi. In presenza dei presupposti e con l'aiuto di un legale esperto in materia, puoi intentare una causa presso il Foro competente e far valere i tuoi diritti.
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