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Statistiche divorzi e separazioni in Italia

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| Luca Lampis | News

L'Italia è una delle nazioni europee in cui si celebrano meno matrimoni (nel 2020, 1,6 ogni 1000 abitanti), davanti a Spagna e Portogallo; ma qual è la situazione in merito a divorzi e separazioni? La domanda, tutt'altro che banale, mette in evidenza una verità che un buon numero di coppie si ritrova, prima o poi, ad affrontare.

Dopo anni di vita insieme e di esperienze condivise, spesso ci sono i figli, di cui vanno tutelati i diritti. Poi bisogna stabilire a chi spetta la casa coniugale e il mantenimento, quando le parti non riescono a giungere a un accordo pacifico.

A volte il divorzio è consensuale, altre poco condiviso ma inevitabile, altre ancora conseguenza di un’infedeltà coniugale.

Nelle prossime righe ti offriremo una panoramica relativa al nostro Paese, tenendo conto di quanto accaduto durante la pandemia da Sars-CoV-2.

Statistiche divorzi e separazioni: i numeri durante e dopo il lockdown

La nostra nazione non ha soltanto un basso tasso di nuzialità, ma anche un numero ridotto di divorzi: nel 2020, a mettere la parola "fine" agli effetti civili del matrimonio sono state 1,6 persone ogni 1000 abitanti. Tutto ciò nonostante l'approvazione della Legge 55/2015, che ha dimezzato i tempi della procedura.

Ad ogni modo, il trend è in salita anche in Italia, specialmente dopo il lockdown del 2020, con un leggero aumento delle cause giudiziali e variazioni non significative per l'iter consensuale rispetto al quinquennio precedente.

Ecco i risultati delle ultime statistiche in termini percentuali:

  • l'85,3% delle separazioni su 79917 sono state consensuali
  • lo stesso dicasi per il 71,7% dei divorzi, su un totale di 66662.

Secondo le fonti ISTAT, rispetto al 2019 c'è stato un calo del 18% nel primo caso e del 21,9% nel secondo, probabilmente dovuto alla convivenza forzata e alla chiusura degli uffici.

grafico andamento matrimoni e divorzi

Perché i matrimoni in Italia sono diminuiti?

Dare una risposta univoca non è possibile.

Il primo motivo è di ordine economico: sposarsi non è un lusso che si possono permettere tutti, anche nel caso di cerimonie sobrie e con pochi invitati.

Il secondo è collegato in parte alla situazione finanziaria e, in parte, alla mentalità delle persone, in continuo cambiamento. Al giorno d'oggi, infatti, puoi regolarizzare la tua convivenza con il partner, senza alcuna necessità di convolare a nozze.

Al termine del 2020, inoltre, risulta il 33% in meno di unioni civili tra coppie omosessuali. I matrimoni, invece, hanno subito una diminuzione del 47,4% rispetto all'anno precedente, dovuta in gran parte al Covid-19.

Il calo, compensato in parte da un raddoppio delle celebrazioni nei primi 9 mesi del 2021, è stato del 52,3% per quello contratto per la prima volta e del 67,9% per il rito religioso.

Separazioni e divorzi in Comune, una scelta conveniente

Sempre più coppie decidono di presentarsi direttamente davanti ad un ufficiale di Stato Civile o al Sindaco, quindi di gestire la procedura direttamente nel Municipio di residenza o di celebrazione delle nozze.

Per avere tale opportunità, la separazione e il divorzio devono essere di tipo consensuale e rispettare almeno una delle seguenti condizioni:

  • matrimonio senza prole
  • unione con figli maggiorenni e autosufficienti.

Se ti rispecchi in tale scenario, non hai bisogno della mediazione di un Giudice e puoi non richiedere il supporto di un avvocato e-o di un investigatore privato. Tuttavia, noi ti consigliamo vivamente di ricorrere alla consulenza di entrambe le figure, soprattutto in fase preliminare o nell'eventualità in cui l'ex coniuge non rispetti gli accordi presi.

Questo ti permetterà non solo di risparmiare tempo, ma anche di investire bene denaro ed energie. Le persone che hanno gestito l'iter in Comune sono il 15,2% per la separazione e il 23,2% per il divorzio.

Scioglimento del vincolo di matrimonio, un breve bilancio dagli Anni 70 a oggi

In Italia, le prime disposizioni sul divorzio (conosciute anche come Legge Fortuna-Baslini) sono state approvate nel dicembre del 1970. Da quel momento in poi, ha avuto luogo un'inversione di tendenza, con una notevole diminuzione dei matrimoni e un aumento delle separazioni.

Fino al 1995-1996, prima di arrivare alla cessazione degli effetti civili dell'unione passavano mediamente 16 anni (19 per la sentenza definitiva di divorzio). Dalla metà degli Anni 90 del secolo scorso al 2011-2012, è raddoppiata al 9,3% l'interruzione del vincolo intorno al settimo anno (nel 1985, la percentuale era appena al 4,5%).

Sempre in base alle indagini eseguite dall'ISTAT, nel 2015, c'è stato un picco sul numero di separazioni del 57,4%, in seguito all'approvazione della legge sull'abbreviamento dell'iter. Successivamente, il numero di casi annui si è mantenuto pressoché invariato, fino al decremento del 2020.

Stando alle statistiche del 2012, l'età media dei coniugi era di 44 anni per le donne e di 47 per gli uomini. La fascia più a rischio di crisi sembra quella dei quarantenni, con il 21,6% di donne tra i 40 e i 44 anni e il 20,9% di uomini tra i 45-49 anni. Tale trend non ha subito modifiche significative ad oggi.

Divorzio e separazione, l'Italia nella classifica europea

Come avrai avuto modo di notare, nel nostro Paese le unioni interrotte sono poche rispetto alla maggioranza degli Stati UE, ma si convola a nozze con altrettanta (sporadica) frequenza. L'Italia è a quota 1,1 divorzi per 1000 persone, dietro l'isola di Malta (0,5 su 1000) e la Slovenia (0,8).

grafico con numero di divorzi

Anche con il bilancio sui matrimoni andiamo al ribasso. Siamo sull'1,6 per 1000, praticamente in linea con Portogallo (1,8), Spagna e Irlanda (1,9); mai, comunque, a livello di Malta e Romania, con decrementi rispettivamente di -3,3 per 1000 e di -2,4 per 1000.

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